mercoledì 24 febbraio 2016

Contenti?

Mi dispiace di non essere abbastanza normale per la vostra vita normale. Mi dispiace che, all'alba dei ventitre anni e mezzo, io sia ancora così incompresa. Non ho intenzione di fare la vittima... Non mi aspetto una maggiore comprensione. Ma ora capisco che se prima non c'è stata alcuna reazione alla mia apparente "anormalità" era perchè si ignorava che esistesse (parzialmente, almeno). Ora invece, ora che sono a casa, che dovrei rilassarmi, sfogarmi se voglio, essere di cattivo umore se voglio, andare a letto tardi se voglio proprio perchè posso, perchè non ho tabelle e non è questo big deal... Diventa tutto un big deal. Divento una depressa che deprime gli altri. Divento subito inadatta. Inadeguata. Meglio quando sono lontana, allora, e mi pensate come una voce al telefono? Forse. Perchè parlarmi no, meglio criticarmi costantemente alle spalle. Io non mi ero posta il problema di essere all'altezza, perchè tornavo a casa ed era un momento un po' stressante e speravo di ricevere comprensione o, perlomeno, di potermene "stare in pace" per un po', prima di dover ripensare a tutte le cose quotidiane che, volente o  non volente, spetta affrontare (volente, volente... che stare a casa ad annoiarsi diventa pointless, ma stare a casa ad appesantirsi e ad appesantire diventa terrificante). E allora vabbè, okay il divario generazionale, non pretendo, ma suvvia, un po' di elasticità. E una domanda in pù, piuttosto che dare tutto per scontato. Sono stufa di sentirmi inadeguata, MI AVETE ROTTO I COGLIONI. Se la mia presenza vi sballa le giornate, mi spiace- in effetti stare alzati fino a tardi a leggere, scrivere e guardare film, consolare le sorelle al telefono, cucinare per la famiglia e fare cose noiose sono attività destabilizzanti. Magari domani mi buco.